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A una danzatrice distratta
Nuda l'inguine gracile, fiorita
d'un madore fugace,
danzi, la gota un poco
china, docile quasi
non alla nota del roco
flauto
ma ad un remoto
suono che alla memoria
piace.
Una ruga t'imbroncia
il labbro, mentre una fatua
rete ritesse pallido
il tuo piede sul piede
rapido della tua
ombra, e la mano nell'aria
vuota, cenni segreti,
addii chiechi disegna,
rosea, solitaria.
Vapora dalla tua
patita grazia il calore
esile della tua vita. Danzi
china la gota, un po' vinta da quel
suono remoto fondo;
non lieta né triste, come
s'incanta nel treno oscuro, al lungo
rombo, viaggatore notturno.